Archivio per Maggio 2010




A luci spente

stanca delle parole

stanca persino della musica.. di quelle melodie che anche se non lo vuoi e se non è momento, se non sei in vena, ti si appiccicano nella testa, nella mente.. e fanno un baccano terribile agli orecchi immobili sordi del cuore.. 
quali ragioni
quali scuse.. 
INVENTERO’ (tu.. io ?)  INVENTERAI.. 

Ora che tutto va a caso 

InventerO’ che non hO tempo 
InventerAI
che tutto è spento 
InventerAI
che ora ti ami un po’ di più 
InventerO’
che ora sONO forte 
E chiuder??
tutte le porte 

Ed ero contentissimo in ritardo sotto casa ed io che ti aspettavo 
Stringimi la mano e poi partiamo… 
In fondo eri contentissima quando guardando Amsterdam non ti importava 
della pioggia che cadeva… 
solo una candela era bellissima 
e il ricordo del ricordo che ci suggeriva 
che comunque tardi o prima ti dirò 
che ero contentissimo 
ma non te l’ho mai detto che chiedevo 
Dio ancora 
Ancora 
Ancora 

ma ho ancora forze?
per aspettare
per sperare
per aver voglia di abbandonarmi
di credere
di ricredermi
di mettermi in gioco
di rischiare

per cosa?

ho invece solo voglia di scappare
dalle parole
dalla musica
dalle mie dita che fremono
dalla testa che fabbrica parole
dal cuore che batte all’impazzata 
dalle emozioni che continuano a divampare

come si fa a spegnere le luci
come si fa a staccare la spina
dov’è l’interruttore
qual è il pulsante di formattazione (o di nuovo vorrò..vorrai usare il ripristino ?)
e ..
che cosa salvare?
di me 
di te
di questo anno dai colori ora vivacissimi ora offuscati stracciati rovinati confusi persi mischiati smorti

si può vivere a metà?
per quanto si può ancora andare avanti nell’illusione?
è un’illusione?
tutto quello che ho provato l’ho creato io? sono io che l’ho voluto creare?
chi è artefice del proprio destino?
chi è l’artefice di queste emozioni?

Ma in fondo lo so che erano reali..
almeno in me..
meraviglioso indice che il mio cuore era risorto o stava per risorgere completamente dall’oblio..

sapori dolci delicati
ripensando ai primi giorni insieme..
e a qualche momento di eterno.. che a fatica ricordo ora in questo inferno.. 
che ho paura a credere nuovo (come punto di non ritorno)
ed ho paura a credere fin troppo vecchio

C’ è che ho freddo e non mi copro 
C’ è che tanto prima o dopo 
Convincendoti ci crederai 
Ci crederai che fa più caldo 
Da quando non mi hai ormai più accanto 
E forse è meglio 
perché sorridi un po’ di più… 

So che la Luce non può venire da me stessa 
e so che questa potrebbe aiutarmi.. 
Forse è solo questo: che ho smarrito la via..
che procedo, da sola, zoppicando.. e non ce la faccio più..

Spero che questo disordine e questa confusione presto si acquietino..
Per il momento procedo a luci spente.
E fuori è buio.. ma ci sei tu amore??? Amore??

1 commento 27 Maggio 2010

Del buon uso delle tentazioni

(S. Giovanni Maria Vianney, curato d´Ars)



Come il buon soldato non ha paura di combattere, così il buon cristiano
non deve aver paura della tentazione. Tutti i soldati sono bravi quando
sono all´interno della loro guarnigione: è sul campo di battaglia che si
nota la differenza tra i coraggiosi e i vili.



La più grande delle tentazioni è di non averne alcuna. Si potrebbe
arrivare a dire che bisogna essere contenti di avere delle tentazioni: è
il momento del raccolto spirituale, durante il quale facciamo provviste
per il cielo. E´ come nel tempo della mietitura: ci si leva di buon
mattino, ci si dà un gran daffare, ma non ci si lamenta, perché si
raccoglie molto.



Il demonio tenta solamente le anime che vogliono uscire da una
situazione di peccato e quelle che sono in stato di grazia. Le altre gli
appartengono già: non ha alcun bisogno di tentarle.




Se fossimo profondamente compresi della santa presenza di Dio, sarebbe
molto facile per noi resistere al nemico. Sarebbe sufficiente il
pensiero "Dio ti vede!" per non peccare mai.




C´era una santa che, dopo esser stata tentata, si lamentava con il
Signore dicendogli: «Dov´eri dunque, amatissimo Gesù, durante quella
tremenda tempesta?». E il Signore: «Ero al centro del tuo cuore e mi
rallegravo di vederti combattere».

Add a comment 13 Maggio 2010

DEDICA DI UN PADRE AL PROPRIO FIGLIO

Se un giorno mi vedrai vecchio,
se mi sporco quando mangio e non
riesco a vestirmi,

abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad
insegnartelo.


Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non
mi interrompere, ascoltami.

Quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni
sera la stessa storia finché non ti addormentavi.


Quando non voglio
lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare,

ricordati quando dovevo
correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.


Quando vedi la mia ignoranza delle nuove tecnologie,
dammi il tempo
necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico ho avuto tutta la
pazienza per insegnarti l’abc.


Quando ad un certo punto non riesco a
ricordare o perdo il filo del discorso,

dammi il tempo necessario per
ricordare e se non ci riesco non ti innervosire.

La cosa più importante
non e’ quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li
che mi ascolti.


Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere
il tuo passo non trattarmi come fossi un peso.


Vieni verso di me con le
tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te

quando
muovevi i tuoi primi passi

quando dico che vorrei essere morto.

Non
arrabbiarti un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo,

cerca di
capire che alla mia età non si vive si sopravvive.


Un giorno scoprirai
che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te, che ho
tentato di spianarti la strada.


Dammi un po’ del tuo tempo,
dammi un po’
della tua pazienza dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso
modo in cui io l’ho fatto per te.


Aiutami a camminare
aiutami a finire i
miei giorni con amore e pazienza in cambio

io ti darò un sorriso e
l’immenso amore che ho sempre avuto per te.


Ti amo figlio mio e prego
per te anche se mi ignori.


Papà

1 commento 11 Maggio 2010

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